Sei un paziente? Sii paziente.

Sei un paziente?! Sii paziente.
MA ANCHE NO!

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QUANTE VOLTE ti sarai sentit* dire che il paziente deve avere, prima di tutto, pazienza?!

Personalmente, mi sono sempre saliti i nervi (piuttosto che la calma) quando mi veniva data questa risposta! 

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Credo piuttosto che il diritto di chi sta male sia proprio dare voce al suo dolore e cercare risposte, non tacere.

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Anche perché… “Paziente” viene dal latino patiens, participio presente del verbo pati, che significa “sofferente” o “che sopporta”. In medicina, con tale parola, si indica la persona che si rivolge ad un professionista sanitario per accertamenti o problemi di salute.

Il paziente, quindi, è colui che già porta con sé sofferenza, non gli chiediamo anche di pazientare.

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Quando lavoravo in ospedale mi capitava spessissimo di sentire infermieri e medici dare questa risposta a chi rivolgeva loro emozioni contrastanti e qualche domanda. Sono sicura che non lo facessero con cattiveria ma, piuttosto, che volessero così fare appello alla necessità di tempo e alla calma. Notavo anche però l’effetto che, queste parole destavano nel paziente: c’era chi sorrideva (pochi), chi si ammutoliva (tanti) e chi si arrabbiava (la maggior parte).

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Alle persone che fanno un percorso con me suggerisco di fare tutte le domande (a me o al loro medico o ad un qualsiasi professionista a cui si rivolgono) in caso di necessità o dubbio perché credo sia importante che torni a casa con più tranquillità e sicurezze. In questo modo potrà affrontare la sua difficoltà con maggiori strumenti e possibilità di miglioramento.

Credo sia piuttosto importante far capire che, in un percorso di salute, la fretta non è mai una buona compagna.

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Psicologa Silvia Mimmotti